Disturbi della fase di transizione dalla veglia al sonno

Le Mioclonie massive o Sleep starts

Questi disturbi sono noti anche come mioclonie ipnagogichemioclonie ipniche o mioclono dell’addormentamento. Sono costituiti da brevi scatti del corpo bilaterali e, a volte, asimmetrici, che si verificano nella fase di addormentamento. In genere, sono isolati, ma possono essere distanziati anche in brevi sequenze.

Le mioclonie colpiscono soprattutto le gambe, ma possono interessare le braccia e la testa. La loro asimmetria può essere dovuta alla posizione asimmetrica del corpo disteso sul letto. Gli attacchi possono essere spontanei o provocati da stimoli e, a volte, sono accompagnati da sintomi sensoriali come rapidi bagliori, sensazioni di caduta o allucinazioni ipnagogiche più complesse. In quest’ultimo caso si tratta di sogni terrificanti che si manifestano all’insorgere del sonno. Le visioni sono così intense e terribili che la persona addormentata si sveglia in preda all’ansia.

Nelle mioclonie l’intensità della contrazione può provocare una grande varietà di fenomeni nella popolazione generale. L’entità della contrazione può indurrre un brusco grido espiratorio. Raramente le mioclonie provocano delle ferite leggere come, ad esempio, degli ematomi.

Una delle prime descrizioni accurate delle mioclonie ipniche massive fu fatta da sir Weir Mitchell nel 1890; egli avanzò anche l’ipotesi che attacchi particolarmente intensi e frequenti potessero indurre una forma di insonnia iniziale con conseguente privazione del sonno.

La precipitazione di questo fenomeno fisiologico verso la patologia è di difficile comprensione da un punto di vista patogenetico. Si ritiene che l’uso eccessivo di nicotina o caffeina oppure l’eccessivo esercizio serale così come lo stress possono indurre lo scatenamento di questo disturbo. Anche piccole dosi di stricnina possono provocare le mioclonie.

Non si conosce una ereditarietà di questo disturbo e colpisce in egual misura entrambi i sessi.

Oswald descrisse per primo delle piccole alterazioni da un punto di vista elettroencefalografico ed esattamente la presenza nello stadio I di una punta al vertice in coincidenza con lo spasmo. Gastaut e Broughton descrissero alterazioni elettromiografiche, che consistevano in potenziali di breve durata (75-250 ms) di elevata ampiezza, presenti bilateralmente e simultaneamente sui muscoli omologhi delle regioni colpite. È stato anche dimostrato che l’intensificazione delle mioclonie può raggiungere un grado così elevato da provocare insonnia grave nel soggetto. Va ricordato che durante la fase dell’addormentamento le strutture ipnogeniche del cervello inibiscono attivamente quelle responsabili della veglia, provocando in tal modo una fase temporaneamente instabile prima che i meccanismi del sonno diventino pienamente operativi. Durante questo stadio si manifestano nei tratti piramidali delle scariche simultanee che si ritiene possano essere all’origine delle mioclonie.

Questi attacchi non devono essere confusi con altri fenomeni motori che si possono verificare sempre nella fase di inizio del sonno.

Le mioclonie frammentarie e parziali sono caratterizzate dalla contrazione indipendente e asincrona di aree localizzate della muscolatura dislocate in differenti regioni del corpo. 

La sindrome di sussulto o iperxplessia è caratterizzata da una sensibilità patologica agli stimoli sensoriali durante la veglia e il sonno, soprattutto nel corso della fase NON REM profonda.

Il mioclono epilettico breve e generalizzato è associato ad una scarica EEG di polipunte-onde e il paziente viene colpito da crisi anche durante la veglia. Nei movimenti periodici durante il sonno, le contrazioni durano più a lungo, si manifestano durante i vari stadi del sonno e sono soggette ad una periodica ripetizione ogni 20-60 secondi. Questo pattern è presente anche nel mioclono pseudoritmico della panencefalite subacuta sclerotizzante.

La sindrome delle gambe senza riposo è tipizzata da fastidiose disestesie alle gambe, che si manifestano prima e durante l’addormentamento. Esse provocano nel soggetto la necessità di muovere le gambe e i disturbi si alleviano, quando il paziente si alza e comincia a camminare.

Importante è la valutazione delle diagnosi differenziali per non commettere errori di intervento e terapie inutili.

Il trattamento delle mioclonie massive consiste soprattutto nell’evitare tutti quei fattori che le possono favorire e, quindi, è bene non assumere stimolanti chimici e non avere abitudini del sonno irregolari. 

La situazione, in genere, tende a risolversi da sola. Quando questo non succede si può ricorrere ad una terapia saltuaria con una benzodiazepina. Naturalmente non si consiglia nessuna autosomministrazione selvaggia, bensì il tutto deve essere supervisionato dall’occhio vigile di uno psichiatra-psicoterapeuta, a che quello che dovrebbe essere un trattamento al bisogno non diventi una dipendenza e perché possa valutare di non trattare il sintomo con farmaci quanto, invece, di fare uso di tecniche di rilassamento scientificamente corrette come il biofeedback, il cui effetto ha un riverbero generale anche sulla qualità del sonno e sulle mioclonie.

                                             Giacoma Cultrera

L’immagine di copertina è stata tratta da unsplash. 

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