Il bambino autistico

Guardare un bambino che, senza fine, si morde una mano o fa ruotare un portacenere in modo ipnotico; che fissa per ore, con lo sguardo nel vuoto, un granello di polvere; che si colpisce il volto senza fine: questo è un bambino autistico! Vi ignora: respinge ogni contatto umano, non vi ascolta, non parla con voi, non vi permette di toccarlo. Non vuole nemmeno guardare un altro essere umano!

Fu il Dr. Leo Kanner ad introdurre per primo nella letteratura moderna il termine “autismo” nel 1943. Tra gli anni ’50 e ’60 furono scritti un gran numero di articoli nel tentativo di differenziare l’autismo dalla schizofrenia infantile o dal ritardo mentale.

Alcuni ricercatori si schierarono sin dall’inizio per un danno organico che questi bambini avrebbero presentato a livello cerebrale. Rimland riteneva che ci fosse una lesione a livello della formazione reticolare del peduncolo cerebrale. Schopler metteva la patologia in rapporto ad una alterazione del sistema recettoriale cerebrale.

Alcuni ricercatori ritenevano che questi bambini fossero in uno stato di costante eccitazione. Questa forte eccitazione corticale avrebbe limitato gli inputs sensoriali verso una sola direzione. Sottoposti ad EEG essi osservano che se qualcuno entrava nella stanza passavano ad uno ritmo elettrico altamente eccitato.

Questi bambini sono noti per la loro forte tendenza all’introversione, per la mancanza di parola ed per il comportamento ripetitivo. E’ questo comportamento ripetitivo che ne fa dei bambini particolari.

I comportamenti ripetitivi sono chiamati “autismi”, sono considerati le stimmate di questi bimbi. Qualunque sia la forma di autismo assunta, mordersi le mani, schiaffeggiarsi, roteare, contengono tutti un ritmo ripetitivo e sono tutti manifestati allo stesso ritmo di velocità.

Delacato ha ritenuto che i bambini autistici non sono psicotici, bensì cerebrolesi. Questa lesione cerebrale causerebbe disfunzioni percettive, cioè problemi nella comunicazione con il mondo esterno che riguarda una via percettiva: vista, udito, gusto, tatto e odorato. Queste vie possono essere troppo aperte e fare arrivare un eccesso di stimolazioni; poco aperte e, quindi, far giungere al cervello stimolazioni molto povere; oppure c’è quello che viene chiamato rumore bianco, in questo caso la via nervosa sensoriale  crea uno stimolo particolare a causa della sua attività difettosa. Secondo Delacato gli autismi sono sintomi di lesione cerebrale e, a suo parere, rappresentano dei tentativi da parte del bambino di curare se stesso. Ciò distoglie la sua attenzione completamente dalla realtà.

Le teorie, però, devono avere applicazioni pratiche. Tre obiettivi devono essere raggiunti per avere una qualche validità:

  1. Interpretare il comportamento come sintomo.
  2. Fornire, all’inizio, un ambiente di sopravvivenza per affrontare i sintomi comportamentali.
  3. Preparare una cura tesa alla causa del problema.

La cura di questi bambini richiede personale esperto e molta pazienza da parte dei genitori e del medico.

Nelle sue esperienze di cura Delacato scrive che il bambino ipertattile rifiuterà  vestiti ruvidi o costrittivi, come pantaloni di lana o colletti troppo stretti perché sente troppo dolore. Non riescono a sopportare grandi variazioni di temperatura o pressione.

Il bambino ipotattile può essere ferito e non piangere, sorride se viene percosso, si autoferisce, si morde. Il bambino iperolfattivo vive in un mondo orribile. Possono percepire gli odori a una distanza che noi non sentiamo e venirne tormentato per lungo tempo. I loro stessi rifiuti li nauseano. Non mangiano cibi dall’odore forte, vomitano.  Gli ipolfattivi rappresentano il contrario. I bambini con iperudito, ad esempio, hanno terrore del taglio dei capelli, perché sentono super-amplificato il rumore delle forbici. A mala pena sopportano i loro rumori. Nell’ipoudito, invece, il bambino sbatte violentemente, grida, è come se il mondo fosse troppo quieto per lui.

La cura prevede uno stadio di sopravvivenza e la cura centrale.

La maggior parte dei bambini che falliscono, lo fanno allo stadio di sopravvivenza. In questa fase dobbiamo capire il motivo del comportamento, cambiare l’ambiente, per diminuire il disagio sensoriale del bambino nel tentativo di diminuire gli atteggiamenti sensoriali, per quanto possibile possiamo alterare le funzioni della terminazione sensoriale da cui questi atteggiamenti hanno inizio e possiamo aiutare il bambino a cominciare a normalizzare le vie sensoriali con delle cure.

Ad esempio, nei bambini con ipoudito l’ambiente deve essere modellato in modo da riflettere il suono: le piastrelle di ceramica sono ottime per questo fine, infatti hanno una forte capacità riflettente. Cucina e bagno saranno per questo tipo di bambino autistico le stanze più soddisfacenti dal punto di vista del suono e dove trascorrerà molto tempo.

La cura centrale è rivolta alla causa dei problemi e non soltanto ai sintomi. Dovrà cambiare in qualche modo la struttura, lo sviluppo, l’organizzazione del comportamento e del bambino stesso. Alla base dell’approccio comportamentale c’è il concetto del condizionamento stimolo-risposta. Alcuni usano il rafforzamento positivo sotto forma di premi, come abbracci, caramelle o altro. Un altro approccio prende il nome di educazione speciale, perché è la sagomatura di un programma educativo più esigente e moderno, che va adeguato alle caratteristiche del bambino in modo che possa evolvere riducendo al minimo il livello di frustrazione. A volte si fa uso di farmaci stimolanti o tranquillanti a seconda della manifestazione autistica. L’associazione di una dieta equilibrata con integratori nutritivi come vitamine del gruppo B, acido nicotinico, acido ascorbico, piridossina, acido folico trovano giustificazione nei problemi nutritivi che questi bimbi spesso presentano.

Per Delacato se il bambino ha perduto o sorpassato troppo rapidamente uno stadio di formazione cerebrale bisogna dargli l’opportunità di una ricapitolazione. Infatti, la cura consiste nel fornire al bambino la possibilità di tornare indietro e sperimentare lo stadio di cui rivela la mancanza. Ovviamente sono stati sviluppati tutta una serie di esercizi complessi per tentare questo, ad esempio si parte dallo strisciare sull’addome, al cammino carponi, al cammino con le braccia in ruolo equilibrante, al cammino a schema crociato, perché noi quando camminiamo mandiamo avanti nel passo il braccio destro e la gamba sinistra. Arto superiore e inferiore sono in opposizione l’uno all’altro; da qui il nome schema crociato. A questo seguono tutta una serie di esercizi sempre più complessi, soprattutto per la maturazione della lateralizzazione degli occhi e la successiva fusione dell’immagine sulla retina. Insomma c’è tutto un percorso di esercizi sempre più complessi sul piano neurologico per rendere possibile l’occasione di un rimodellamento e la possibilità di riparare un danno in organo plastico ed in continua evoluzione dinamica di interconnesioni come il cervello  nei cerebrolesi, quali sono ritenuti i soggetti autistici.

                                   Giacoma Cultrera

L’iimagine di copertina è stata presa da unsplash

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