Il disturbo schizofrenico parte II

A una fase prodromica nella schizofrenia fa seguito un periodo di stato, durante il quale fa la sua comparsa una sintomatologia molto ricca con possibili associazioni a sintomi positivi, negativi e/o di disorganizzazione. Già sono presenti alterazioni delle funzioni percettive, delle prerogative logico-formali, del contenuto del pensiero, del senso del tempo, dell’affettività, delle capacità di critica e di insight così come del giudizio della realtà.

Da un punto di vista semeiologico un esaminatore esperto rileverà una delle caratteristiche tipiche della schizofrenia, cioè il disturbo del pensiero. I parametri utilizzati per valutare quanto è intaccato sono la comprensibilità e la continuità del pensiero che risultano precocemente molto compromesse. I nessi associativi del pensiero sono alterati, di conseguenza i loro discorsi sono mal strutturati, inconcludenti e bizzarri. C’è una riduzione della produzione ideativa associata ad un aumento dei tempi di latenza delle risposte. Il paziente tende a non parlare spontaneamente e a rispondere a monosillabi. Queste alterazioni si associano al concretismo, non sono cioè in grado di rispondere a domande che richiedono un certo livello di simbolizzazione o di astrazione. È presente la prolissità e, quindi, un discorso procede con dettagli inutili, divagazioni complesse, perché il pensiero, che è per lo più costituito da idee irrilevanti, non riesce ad essere adeguatamente filtrato dal soggetto. Gli autori americani descrivono la tangentiality (tangenzialità), che consiste nelle risposte di traverso, cioè risposte corrette nella forma, ma non coerenti con la domanda.

La trasformazione della realtà che caratterizza la sintomatologia delirante è frequente. Il delirio in sé è un disturbo aspecifico poiché può comparire in altri disturbi; invece, tipici della schizofrenia sono i contenuti del delirio. Ne distinguiamo diversi: il delirio di persecuzione, in cui il paziente si sente spiato, al centro di un complotto, ma è incapace di spiegare come vengono compiute queste azioni a suo danno; il delirio di influenzamento e di controllo, spesso associato al precedente; il furto del pensiero che deve essere valutato nella sintomatologia generale della psicopatologia, soprattutto per fare diagnosi differenziale con i disturbi affettivi; il delirio mistico con la convinzione, ad esempio, di essere l’apostolo di una nuova religione o satana; il delirio di grandezza, nel quale il paziente può essere convinto di avere fatto una grande invenzione; il delirio  di colpa che consiste nella convinzione di aver commesso gravi e imperdonabili colpe; i deliri somatici e di trasformazione corporea, nei quali il soggetto è convinto di subire cambiamenti in varie parti del corpo.

Uno dei sintomi più frequenti della schizofrenia sono le alterazioni della percezione. L’esperienza allucinatoria può variare molto come intensità e persistenza e può interessare tutti i sistemi sensoriali. Si possono presentare in modo saltuario o in forma poco più strutturata nei casi lievi. Nelle forme più gravi sono continue, ossessionanti e possono influenzare il comportamento del paziente.

Le allucinazioni uditive possono essere voci bisbigliate, mormorate, sussurrate, che a volte si limitano a chiamare il paziente, altre volte lo criticano, fanno commenti o gli danno ordini. Quelle visive consistono in persone o figure mal strutturate, dal significato ambiguo e mutevole. Per completezza dobbiamo dire che le allucinazioni possono essere anche olfattive, tattili e gustative.

Le alterazioni dell’affettività nella schizofrenia sono le più importanti e le più controverse tra le molteplici manifestazioni della patologia. Sono controverse in quanto sfuggono a definizioni operative precise e la loro valutazione e quantificazione si presta ad interpretazioni di tipo soggettivo. Esse sono:

L’appiattimento affettivo che consiste nella riduzione o nell’assenza delle normali capacità di modulazione affettiva del pensiero. Si manifesta attraverso una riduzione della reattività emotiva di fronte agli stimoli che invece dovrebbero sollecitarla. Mimica, gestualità, intonazione della voce perdono la normale flessibilità e reattività, sia in condizione di espressione spontanea che di fronte a stimoli provenienti da situazioni stressanti. L’appiattimento affettivo si accompagna ad una riduzione dell’attività esploratoria, della curiosità, dell’interesse per le altre persone. L’appiattimento è spesso selettivo, cioè può essere fortemente manifesto verso i familiari o il medico, mentre può essere presente una forte partecipazione affettiva ai contenuti del delirio e delle allucinazioni. L’appiattimento è il sintomo più altamente correlato alla dimensione dell’impoverimento del pensiero in questa psicopatologia.

La discordanza affettiva si accompagna spesso al sintomo precedente. È una particolare “dissociazione” tra i contenuti del discorso del paziente e l’espressività emozionale che li accompagna. Ad esempio, può accadere che il paziente schizofrenico sorrida in modo incongruo mentre espone eventi intrinsecamente luttuosi o dolorosi. “Ridere solo senza motivo” viene fatto rientrare nella sfera di questo sintomo.

La condizione depressiva è frequente nella schizofrenia. Nella fase iniziale la depressione è sempre associata a una condizione ansiosa invasiva e persistente. In genere fa seguito ai vissuti di trasformazione della realtà interna ed esterna che caratterizzano l’inizio della malattia. L’apparente incomprensibilità di questi cambiamenti, la disgregazione dei rapporti sociali, la comparsa di fenomeni di derealizzazione e di depersonalizzazione, favoriscono una condizione depressiva che sembra essere condizionata nel suo persistere dalla presenza della malattia di base.

Le capacità progettuali del paziente schizofrenico sono impoverite durante tutta la malattia, così come la capacità di pianificare e progettare per il raggiungimento di un obiettivo. Allo stesso modo è molto intaccata la volizione, infatti l’apatia e l’abulia dominano il quadro clinico. C’è una mancata spinta ad agire, una riduzione del livello di attività, una riduzione complessiva dei comportamenti motivati, una incapacità di mettere in atto un impegno attivo e costante. Nella fase iniziale della malattia ci possono essere comportamenti aggressivi che sono spesso aggressivo-reattivi nei confronti dell’aggressività, dell’ostilità e del rifiuto da parte delle persone che lo circondano. In un articolo successivo dopo aver descritto, anche se in modo sintetico la sintomatologia, cercheremo di inquadrare meglio il trattamento psicofarmacologico e psicoterapico di questa patologia multietiologica.

                                            Giacoma Cultrera

L’immagine di copertina è stata tratta da unsplash.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *