La base sicura

Tra gli anni trenta e quaranta dei clinici separatamente e su entrambe le sponde dell’Atlantico condussero una serie di ricerche che vertevano sull’effetto patologico che aveva sul bambino una istituzionalizzazione prolungata o i frequenti cambiamenti della figura materna. In modo particolare ci si interrogava sugli effetti patologici che queste interruzioni di continuità di accudimento avvenute nelle prime fasi di vita potevano avere nello sviluppo della personalità del soggetto.

Il lavoro di Lorenz già aveva dimostrato che in alcune specie di animali poteva svilupparsi un forte legame nei confronti di una specifica figura materna senza l’intermediazione del cibo, perché i piccoli uccelli che studiava non venivano nutriti dai genitori, ma lo facevano da soli catturando insetti.

Il comportamento di attaccamento è quella forma di comportamento che si manifesta in una persona che consegue o mantiene una prossimità nei confronti di un’altra, chiaramente identificata e ritenuta in grado di affrontare il mondo in modo adeguato. Questo comportamento diventa molto evidente ogni volta che la persona è spaventata, affaticata o malata e si attenua quando ricevono conforto e cure. Per una persona sapere che una figura di attaccamento è disponibile e pronta a rispondere è un fatto che fornisce un forte senso di sicurezza e incoraggia a dare valore alla relazione e a continuarla. Il comportamento di attaccamento è evidente soprattutto nella prima infanzia, ma può essere osservato nell’ambito dell’intero ciclo di vita, soprattutto nei momenti di emergenza. E’considerato parte integrante della natura umana ed è ritenuto un comportamento che condividiamo con membri di altre specie. La funzione biologica attribuita ad esso è quella della protezione.

Infatti, riesaminando la natura del legame del bambino verso la madre, a cui tradizionalmente ci si riferisce con il termine di dipendenza, si è trovato che fosse utile considerare tale legame come la risultante di un preciso e in parte preprogrammato sistema di schemi comportamentali che nell’ambiente normale si sviluppa durante i primi mesi di vita e ha l’effetto di mantenere il bambino in una più o meno stretta prossimità con la figura materna.

Il comportamento di attaccamento non è limitato solo ai bambini. Lo possiamo osservare anche in adolescenti e in adulti di ambo i sessi ogni volta che si trovino sotto stress o siano angosciati.

Secondo Bolwlby il comportamento dei genitori può essere studiato secondo l’ottica etologica. Implicito in questo approccio è l’assunto che il comportamento genitoriale, come il comportamento di attaccamento, è in parte predeterminato e pronto a svilupparsi secondo certe linee quando le condizioni lo permettono.

Il comportamento genitoriale sembra avere forti radici biologiche, la qual cosa spiegherebbe le emozioni molto intense che vi sono associate. Tuttavia le caratteristiche con cui tale comportamento si manifesta in ciascuno di noi dipendono dalle nostre esperienze, nel corso dell’infanzia, dell’adolescenza, prima e dopo il matrimonio ed esperienze con ogni singolo bambino.

Klaus e Kennell (1975) descrivono bene come una madre dopo il parto prende in braccio il neonato e gli accarezza il volto con la punta delle dita. Il neonato risponde a questo gesto acquietandosi. In breve tempo la madre comincia ad accarezzare la testa e il corpo e si assiste ad un comportamento particolare, perché il neonato nell’arco di pochi minuti si accosta al seno e comincia a leccare il capezzolo (Bowlby). Molte ricerche hanno messo in evidenza la grande potenzialità che il neonato possiede di entrare in interazione sociale, sebbene in una forma molto elementare. Una madre sensibile modifica il proprio comportamento affinchè si adatti al bambino, infatti la sua voce è gentile ma di tono più alto del normale, i suoi movimenti sono rallentati e ogni azione che segue è in sintonia per forma e tempo con ciò che il bambino sta facendo. Si crea un mirabile intreccio tra le risposte della madre e quelle del figlio.

La Ainsworth con i suoi collaboratori ha dimostrato che i neonati di madri sensibili e affettuose piangono meno nel secondo semestre e tendono a essere più in sintonia con i genitori. Molti ricercatori concludono, a questo proposito, che i piccoli dell’uomo come quelli delle altre specie sono preprogrammati per svilupparsi in modo socialmente cooperativo che poi lo facciano o meno dipende da come vengono trattati.

La caratteristica più importante dell’essere genitore è fornire “una base sicura” da cui un bambino o un adolescente possa partire per affacciarsi al mondo esterno e a cui possa ritornare sapendo per certo che sarà il benvenuto, nutrito sul piano fisico ed emotivo, confortato se triste, rassicurato se spaventato. Il ruolo consiste nell’essere disponibili, pronti a rispondere quando chiamati in causa, per incoraggiare e dare assistenza, ma intervenendo attivamente solo quando è chiaramente necessario.

E’ chiaro che, perché un genitore si comporti in questo modo, sono necessari un tempo adeguato e un’atmosfera rilassata. Problemi di tipo coniugale devono far riflettere prima di mettere al mondo un bambino che esige come prerequisito proprio l’unione e la solidità della coppia. Altro elemento che influenza questo rapporto è l’esperienza che i genitori hanno avuto come bambini con le loro figure di riferimento. Dobbiamo dire che, anche se questa non è la regola, le donne la cui infanzia è stata disturbata tendono ad instaurare meno interazioni con i propri bambini di quanto non facciano le madri che hanno avuto un’infanzia più felice.

                                            Giacoma Cultrera

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