La musicoterapia e la preparazione al parto

La gravidanza è un evento biologico di interesse multidisciplinare, infatti molteplici sono le scienze che gravitano attorno all’evento e che se ne occupano con grande perizia e preparazione. Oggi ci si prende cura dell’ambiente e della genesi fisica e psichica in cui avviene la gravidanza.

L’esperienza endouterina è stata fatta oggetto di osservazione e studio anche dal punto di vista sonoro: si ritiene, infatti, che la percezione vibrotattile del suono contribuisca alla strutturazione dell’identità sonora dell’essere umano.

La musicoterapia ha compreso da sempre come il suono, il ritmo e il movimento rappresentano vettori comunicativi di grande immediatezza, perché sono tra quei fattori che rendono possibile il dialogo tonico-fonico tra madre e figlio. Già nell’embriogenesi le cellule vibrano e sono investite dalle vibrazioni vitali della madre.

Il percorso che è stato seguito è quello rivolto alla comprensione del mondo fisico e mentale della gestazione, cioè la conoscenza del complesso ecosistema in cui si realizza l’unità dialogica madre-feto.

Si tratta di prendersi cura della gestante con una serie di progetti preventivi che ne tutelano lo stato di salute fisica, psichica e relazionale, perché attraverso il suo benessere si persegue quello del figlio. La medicina e la psicoprofilassi ostetrica oggi soprattutto si interrogano sulle strategie che accompagnano la donna durante tutto il periodo di trasformazioni che riguardano la gestazione. I dibattiti più accesi sono riferiti  alla ricerca di un equilibrio tra la tecnocrazia e  il naturismo radicale, allo stesso modo la tematica del dolore provato durante il travaglio trova interventi ambivalenti, perché o si adotta l’esaltazione di questo come momento di crescita dell’individuo oppure la sua negazione attraverso l’applicazione di tecniche come l’anestesia a livello del rachide lombare.

Secondo Benenzon nella psicoprofilassi del parto “la musicoterapia è la disciplina scientifica che si occupa dello studio e della ricerca del complesso suono-gestante-suono perché avvenga la comprensione delle modalità percettive, espressive e di significazione tipicamente sollecitate in gravidanza”. Da un punto di vista terapeutico si connota come una disciplina paramedica che si prefigge lo scopo di utilizzare il suono, la musica e il movimento al fine di indurre nella gestante quei processi che avviano l’apertura dei canali comunicativi attraverso la mobilitazione delle sue risorse psicofisiche.

L’espansione del corpo verso l’esterno fa sì che l’addome sia prepotentemente rappresentato nello schema corporeo, la pelle modifica i suoi confini innescando una diversa percezione delle coordinate spazio-tempo.

La gravidanza innesca una regressione inconscia molto profonda, in seguito alla quale la gestante recupera esperienze avvenute nel mondo endouterino. Da un punto di vista neurofisiologico è stato dimostrato come nelle donne gravide si verifica un progressivo incremento del sonno REM. Si realizzano modifiche della percezione del tempo e anche una percezione della maternità in una cornice di tempo senza fine, del qui ed ora.

L’attività motoria del feto, nella sua espressione di caratteri ritmici e di intensità, si imprime nella memoria della gravida in modo indelebile. La dimensione dell’ascolto musicale crea un coinvolgimento fisico e fantastico: la musica si offre come spazio di contenimento affettivo della relazione primaria.

È indispensabile che nel corso delle contrazioni vi sia una buona ossigenazione dei diversi distretti corporei e soprattutto del feto. Esercizi di rilassamento improntati alla percezione del flusso di aria che entra ed esce dal corpo determinano un’immersione nella sensazione del respiro e propongono analogicamente i temi del contenere e dell’espellere. Una corretta fonazione, che si realizza attraverso l’attivazione non contratta dell’apparato deputato e il corretto atteggiamento posturale possono al contrario ricaricare riempiendo lo spazio corporeo di vibrazioni, la cui percezione va a saturare i punti di percezione algica. Nelle sedute successive si passa all’immersione nelle sensazioni del respiro.

Questo lavoro anticipa molto realisticamente ciò che avverrà nel corso del travaglio per quel che riguarda le sensazioni del respiro: aumento dell’espirazione, incremento del volume sonoro, distensione dei tratti del volto, sostegno della colonna vertebrale che assume un atteggiamento posturale più armonico. 

Anche nella fase espulsiva brevi melodie attivano il torchio addominale, che nel momento di estrazione del feto assomma la sua forza a quella contrattile dell’utero.

L’ascolto della musica nell’ultimo periodo della gravidanza deve avvenire in relazione ai possibili gusti testati del feto e del suo benessere psicofisico. I brani, in genere, utilizzati in quanto rilassano la partoriente migliorandone la collaborazione sono quelli della New Age, le ninne nanne, i suoni naturali rilassanti, le composizioni di Mozart, mentre le caratteristiche che sono apparse più pertinenti alla piacevolezza del neonato sono la dolcezza, l’allegria, la cantabilità, il ritmo lento.

In conclusione, dagli studi condotti si evince che l’uso del suono e della musica nella preparazione al parto non solo aiuta la gestante a ridurre gli atteggiamenti difensivi ma la rende protagonista nel rispetto dei suoi tempi maturativi e della sua identità psicofisica.

Grazie al valore comunicativo del suono, del ritmo e del movimento, la relazione madre-bambino può vivere momenti di intenso dialogo.

                                                  Giacoma Cultrera

L’immagine di copertina è stata tratta da unsplash.

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