Le tossicodipendenze e il senso di sicurezza del Sè

Il senso di sicurezza del sé riveste un ruolo di vitale importanza nel campo delle tossicodipendenze. Infatti, influenza lo sviluppo iniziale delle stesse attraverso la modificazione dei comportamenti, che in un secondo momento sono coinvolti nell’interruzione del loro uso e nel mantenimento dell’astinenza. Parliamo di un problema che è molto diffuso tra i giovani.

Nella fase iniziale interviene a livello cognitivo quella che definiamo autoefficacia di resistenza, cioè l’insieme di quei  giudizi cognitivi circa la propria capacità di evitare l’uso di una determinata sostanza ancora antecedente alla prima assunzione; dopo prendiamo in considerazione l’autoefficacia di riduzione del danno, cioè lo sviluppo nello schema interno della convinzione di riuscire a ridurre il rischio successivo all’uso iniziale.

Nella prima fase, quando si osservano e  cominciano le modifiche di comportamento ha un peso rilevante nel soggetto la convinzione della propria capacità di dominare l’astinenza e l’autoinganno in ogni caso di riuscire a farne un uso controllato rispetto agli altri.

Teniamo presente che tutti i programmi di prevenzione primaria sono concentrati sul rafforzamento dell’autoefficacia di resistenza come deterrente per il primo approccio a certe sostanze. La prevenzione secondaria consiste nell’adottare un insieme di comportamenti da parte degli staff che seguono il soggetto che possano essere in grado di minimizzare gli effetti deleteri indotti dalla assunzione della sostanza in caso di caduta, con il fine di rafforzare la buona fede del soggetto e non distruggerne l’autostima, condizione che lo condurrebbe direttamente alla ricerca del gruppo malfunzionante che fa da tramite nell’assunzione di sostanze e che i soggetti si ostinano sempre a giustificare in tutti i modi. Solo quando raggiungono la consapevolezza della influenza negativa di certi soggetti, che rappresentano solo, “cattivi modelli”, allora riescono a costruire nuovi percorsi di vita.

Entrati nel tunnel della tossicodipendenza si descrivono diverse tipologie di soggetti: a) ci sono coloro che restano fermi, perché si ritengono incapaci di interrompere l’uso della sostanza e neanche ci provano realmente e, quindi, tenderanno a fallire le terapie; b) un’altra schiera è formata da quelle persone che hanno già attraversato la fase di cambiamento dell’azione, per i quali ora la sfida importante diventa mantenere quel comportamento di astinenza in un lungo periodo di tempo.

Durante la fase di cambiamento i soggetti, durante il percorso di mantenimento di un comportamento coerente e di allontanamento dall’uso della sostanza, possono incorrere in delle “cadute”. Le reazioni psicologiche innanzi a queste regressioni possono mettere a repentaglio tutto il programma terapeutico e i progressi raggiunti. Possono arrivare ad abbandonare completamente il loro progetto di cambiamento per la scarsa stima nelle loro reali capacità. In genere nelle terapie si adottano e ci si avvale di procedure che tendono ad incentivare l’autoefficacia di recupero. Esse si fondano sul presupposto che i passi falsi sono dei fenomeni comuni in un processo di cambiamento e non debbono essere interpretate troppo rigidamente come segno di fallimento individuale non più riscattabile.

Dal momento che spesso i pazienti attraversano crisi di motivazione durante la ricaduta, è bene adottare tecniche che rafforzano l’autoefficacia di recupero come ad esempio rileggere un promemoria da tenere sempre con se, che riporta istruzioni dettagliate per la gestione attiva delle ricadute o istruire i pazienti  ad interrompere subito l’assunzione della sostanza e a riconoscere gli stimoli associati ad un aumento delle probabilità di ricaduta e le proprie reazioni emotive e, quindi, a cercare subito aiuto, rinnovare l’impegno iniziale nel cambiamento e stipulare un contratto riguardo ai comportamenti da adottare per il recupero in caso di ricaduta.

Non ci dimentichiamo che i successi comportamentali da soli non tendono, comunque, ad infondere un forte senso di efficacia, bensì questo avviene in base a come i soggetti categorizzano a livello cognitivo l’emozione provata.  Molte ricerche hanno dimostrato che sicuramente le persone non pronte aumentano il rischio di fallimento in modo esponenziale. E’ questo il motivo per cui alcune comunità o terapeuti impiegano un tempo iniziale di valutazione piuttosto lungo proprio per valutare la personalità e la motivazione al cambiamento di questi soggetti che non è sicuramente facile.

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