La famiglia, i suoi disordini e la sua complessità

Secondo Parsons la famiglia, attraverso il processo di trasformazione che si è verificato dalla seconda metà dello scorso secolo in poi, è passata da uno stato di relativa semplicità ad uno di maggiore complessità con conseguente perdita di alcune funzioni, che erano fondamentali e assolte dalla vecchia struttura e con la specializzazione di funzioni residue che le competono, ma svolte in modo più efficiente. L’assistenza, l’allevamento e l’educazione dei figli, funzioni un tempo svolte nella organizzazione chiusa della famiglia, oggi sono socializzate, ma sono sempre una conferma della funzionalità dei rapporti familiari.

Gli elementi considerati fondamentali ai fini dell’appartenenza ad una stessa famiglia sono stati: la coabitazione; l’abitualità di tale coabitazione e la presenza di un elemento relazionale specifico.

Man mano che il processo socio-economico ha investito i paesi più evoluti è emersa la tendenza verso un restringimento del ruolo pubblico della famiglia per sottolinearne un ruolo privato. La prima funzione viene identificata con il processo di socializzazione primaria del bambino; la seconda delle funzioni primarie della famiglia riguarda la stabilizzazione della personalità dei membri adulti.

Viene definita famiglia multiproblematica quel gruppo che attraverso i suoi componenti è in contatto con un’ampia varietà di servizi, agenzie, istituzioni, enti della comunità, a cui vengono richiesti interventi a lungo termine o multipli. La famiglia multiproblematica presenta disorganizzazione o sottorganizzazione, perché rivela una scarsità di struttura e una difficoltà nell’identificare ruoli precisi per l’assolvimento di determinate funzioni entro il nucleo familiare.

Per questo tipo di coppia il matrimonio acquisisce una valenza secondaria, perché esso implica un cambiamento che richiede una revisione estensiva nella visione consensuale della realtà con elaborazioni sostanziali nella struttura della famiglia. I compiti che è necessario che la coppia svolga sono quelli di diventare un sistema separato ma connesso con quello delle famiglie di origine e di rinegoziare le relazioni con le famiglie estese e con gli amici per includere il coniuge.

Nella famiglia disturbata la capacità di comunicare positivamente, di mostrare empatia, di ascolto partecipe, di consigli che offrono sostegno, sono coartate o nulle. Non sono in grado di condividere bisogni, desideri nel campo della coesione e dell’adattabilità.

Il caos comunicativo nella maggior parte dei casi è dovuto al volume della voce spesso connesso ad escalation simmetriche  che si innescano e al noise di fondo che si viene a creare a causa dei numerosi interventi disordinati da parte di più membri nella stessa discussione, che hanno anche l’effetto di squalificare chi parla in quel momento. Le osservazioni fatte in psicoterapia ci insegnano che c’è un forte blocco della comunicazione esplicita e l’incapacità di esprimersi da parte dei bambini.  I bambini non hanno alcuna attitudine al saluto quando incontrano qualcuno e si interessano poco a ciò che gli altri dicono.

Il loro sistema familiare mostra una chiusura organizzazionale. Ciò significa che tra gli elementi costituenti del sistema si realizza una situazione di autoriferimento, di stati autodeterminanti, per cui la situazione del gruppo o dell’individuo è determinata da quella di altri componenti il sistema in una realtà di definizione reciproca.

Trovare un alloggio o un riparo è per loro una grave difficoltà, la maggior parte vive in locali che non possono essere inseriti nella categoria delle abitazioni umane. Vivono in una condizione di sovraffollamento che per loro diventa la regola.

Attraversano diverse fasi: all’inizio vivono con la famiglia di uno dei due coniugi; poi cominciano ad avere molti figli che allevano in modo caotico; in un ultimo stadio i figli crescendo entrano nel mondo del lavoro o sono fuori casa, ma lo standard di vita della coppia vacilla e crolla molto rapidamente se uno dei figli rientra in casa con un compagno e/o un figlio.

Questo tipo di realtà ci fa comprendere come nelle famiglie povere multiproblematiche manca il senso del tempo e soprattutto la progettualità per un futuro migliore. A questo si associa una realtà lavorativa per gli uomini che è legata a scarsa formazione e remunerazione limitata. Svolgono attività marginali con scarse possibilità di carriera.

La loro vita nel tessuto sociale è caratterizzata dall’isolamento con un forte senso di inadeguatezza rispetto ai compiti e alle richieste proposti della società.

Emerge l’immagine di famiglie che conducono una forma di esistenza precaria e problematica con crisi cicliche e ciò influisce sia sul senso del tempo che tali famiglie possiedono sia sulla capacità di concepire come possibile un cambiamento. Gli uomini di queste famiglie sviluppano un senso di impotenza, rabbia, disperazione che sfocia in delle strategie di sopravvivenza, le quali possono oscillare dallo stile espressivo (cercano di risultare gradevoli per manipolare gli altri) o alla strategia violenta o a quella depressiva.

Le terapie puntano sull’incremento della capacità di autosservazione, al fine di incrementare il livello di consapevolezza riferita al fatto che per vivere con una certa adeguatezza sul sociale è necessario  seguire nuove regole; sulla incentivazione dell’inserimento sociale e della loro capacità di sviluppare gradualmente un network più valido ai fini di diminuirne l’isolamento e di inserirli in un tessuto sociale che non li emargini più.

                                          Giacoma Cultrera

L’immagine di copertina è stata tratta da unsplash.

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