Le condotte di devianza e la criminalità giovanile

Un argomento di estrema attualità, oggi, è rappresentato dalle devianze giovanili e lo sconfinamento nel mondo della criminalità. È un’amara constatazione, purtroppo, di cui dobbiamo prendere atto a livello di comunità sociale e di organizzazioni governative al fine di strutturare programmi di intervento efficaci e preventivi sul piano terapeutico che possano aiutare questi ragazzi a costruire il loro vero percorso di vita.

Criminalità e devianza giovanile, oramai, in ambito criminologico sono considerate un angolo di osservazione e di studio sociologico interessante, visto l’incremento vertiginoso di partecipazione a eventi criminali da parte dei giovani.

Alcune teorie sostengono che i giovani violano le norme sociali per ottenere attraverso un comportamento deviato l’approvazione del gruppo di appartenenza; si sostiene anche che l’emissione di questi comportamenti delinquenziali, in realtà, sia legato all’interiorizzazione di valori tipici di una sottocultura deviante di appartenenza; possono anche essere connessi a conflitti interiori, a difficoltà di identificazione del Sé, a disordini familiari.

Questi giovani affrontano l’adolescenza, che rappresenta un periodo cruciale per la formazione del Sé, in stretta consonanza con la genesi della criminalità.

È probabile che una concezione non armonica di Sé tende a far emettere più facilmente comportamenti negativi. Queste teorie si fondano sulla premessa che il raggiungimento di una buona autostima, intesa come percezione di adeguatezza comportamentale, competenza nelle relazioni interpersonali, sia una condizione fondamentale per l’espletamento dell’attività umana nel sociale fin dall’adolescenza.

Lo spettro dei comportamenti devianti, negli ultimi anni, è diventato così ampio da far capire come i riferimenti culturali a cui si ispirano sono alquanto diversi.

Il comune denominatore di tali comportamenti è rappresentato dalla trasgressione rispetto alle attese del mondo adulto e delle norme giudiziarie che lo regolano.

I reati si sono allargati dalla lesione alla proprietà privata, a violazioni delle norme del codice stradale, alla violenza politica, alle scorrerie di bande di giovanissimi armati, alle violenze sessuali di gruppo, ai reati connessi alla droga.

Si è aggiunto un fenomeno relativamente nuovo e molto grave: quello di minori coinvolti in attività criminose legate a organizzazioni criminali pericolose, che si servono dei minori, perché incorrono in pene meno severe e perché i labili ed emarginati sono più facili da convincere e fare sentire importanti anche attraverso “l’atto criminoso”. Questo avviene principalmente in Sicilia, Calabria, Campania, ma il fenomeno è in netta espansione. Vengono coinvolti senza alcuno scrupolo nel racket, in spedizioni punitive, nello spaccio di droga, nel contrabbando e anche nel gioco d’azzardo.

In genere questi ragazzi appartengono a famiglie, dove c’è una confusione dei ruoli delle figure genitoriali, i quali si caratterizzano per essere troppo permissivi e i figli per una precocità generazionale. Spesso queste famiglie vanno incontro a cambiamenti strutturali o a disfacimenti del nucleo funzionale, che favoriscono il distacco di questi ragazzi attratti da ambienti poco convenevoli.   

Il fenomeno più grave è quello dei baby-killer: sono ragazzi la cui età anagrafica è sproporzionata rispetto alla gravità dei reati che commettono e per loro il carcere minorile è una sorta di “imprinting” definitivo per entrare nel mondo della criminalità degli adulti, in quanto hanno acquisito “professionalità”.

Nel nostro ordinamento giuridico i minori godono di una normativa che riconosce che il loro processo di formazione è ancora in corso, per cui si ritiene che il minore non abbia una completa pienezza della capacità di intendere e volere.

È l’art. 9 del D.P.R. 448/1988 che impone di raccogliere informazioni sulla personalità del minore. Si devono acquisire informazioni sulle sue condizioni personologiche e sulle risorse personali, familiari, sociali e ambientali al fine di accertarne l’imputabilità, e il grado di responsabilità.

Il processo di responsabilizzazione si dovrebbe concretizzare attraverso una serie di misure cautelari alternative previste dall’art. 20, sempre che si considerino reati per i quali la legge stabilisce una pena di reclusione non inferiore nel massimo ai 5 anni, invece l’art. 21 propone la formula degli arresti domiciliari, sottoposta a divieti di comunicare con persone al di fuori di quelli che il giudice accetta nella convivenza con il ragazzo.

L’art. 22 disciplina, come provvedimento alternativo, il “collocamento in comunità”, permettendo al giudice di ordinare che il minore venga affidato ad una comunità pubblica, nella quale deve svolgere attività di studio o lavoro in base a quanto stabilito dal magistrato.

Esiste un altro provvedimento disciplinato dagli art, 28 e 29, che prevede la sospensione della pena e la responsabilizzazione del minorenne circa l’azione delittuosa. La riuscita di questa misura è subordinata al funzionamento dei servizi minorili dell’amministrazione della giustizia e dei servizi locali. 

Le diverse soluzioni possono trovare un’applicazione proficua se è presente una rete familiare sanabile e dei servizi sociali efficienti. Comunque, tutti i provvedimenti per avere una possibilità di riuscita devono tenere conto delle diverse situazioni ambientali e sociali in cui i minori sono costretti a vivere, condizioni che arrecano grave pregiudizio alla libertà di scelta di questi soggetti.

Attraverso l’educazione e l’istruzione si attua quel processo di formazione sociale in cui i ruoli di comportamento dei singoli si strutturano nel rapporto con gli altri membri della collettività.

Il destino dei minori si compie nel gruppo in cui è inserito e sotto la pressione dei conflitti in atto che vi dominano all’interno, dal momento che la società sviluppa con il singolo una dialettica che ne influenza la condotta, anche quella deviante e criminale.

Concludendo, possiamo dire che nella prevenzione e nel trattamento della delinquenza minorile, in rapporto allo sviluppo e alla realizzazione di sé, ricoprono grande importanza la famiglia, la scuola e in ultimo la società nella sua complessità.

                                       Giacoma Cultrera

L’immagine di copertina è stata tratta da Wikipedia.

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