I disturbi da Tic nei bambini

in questo breve articolo vengono spiegati i principali e più lievi disturbi da tic, che sono presenti nei bambini.

I tic sono movimenti, gesti improvvisi, ripetitivi, aritmici e stereotipati che tipicamente riproducono alcuni aspetti del comportamento normale. In genere durano più di un secondo e tendono a presentarsi sotto forma di “attacchi”, ma possono avere anche la caratteristica di un assalto parossistico.

C’è una grande variabilità sia per quel che riguarda la loro manifestazione che per la frequenza ed intensità con cui si manifestano.

Il piccolo paziente li vive come involontari ed è possibile la loro soppressione per periodi variabili di tempo. Tutti i tic possono essere esacerbati dallo stress, avere la tendenza ad attenuarsi durante l’esecuzione di attività che richiedono concentrazione e sparire completamente durante il sonno.

Le manifestazioni cliniche comprendono da una parte i tic motori semplici o vocali e dall’altra la sindrome Gilles de la Tourette, caratterizzata dalla presenza simultanea sia dei tic motori che vocali.

Si distinguono i tic motori semplici, costituiti da movimenti bruschi che includono ammiccamenti, torsioni del collo, alzate delle spalle, smorfie del viso o colpi di tosse e quelli complessi, che appaiono, piuttosto, come comportamenti intenzionali, fra cui espressioni facciali, gesti degli arti o del capo. In alcuni casi estremi questi gesti possono essere osceni (coproprassia) o autolesivi. L’ecocinesi, che consiste nell’imitazione di movimenti altrui, è categorizzata tra i tic complessi.

I tic vocali semplici si manifestano con suoni come raschiarsi la gola, grugnire, tirare su con il naso, sbuffare ed abbaiare.

I tic vocali complessi comprendono la ripetizione di parole e di frasi al di fuori del contesto, la coprolalia (uso di parole oscene) e l’ecolalia (ripetizione di parole o frasi sentite per ultime).

Un’anamnesi accurata, una valutazione della storia familiare, l’osservazione e l’esame neurologico del bambino sono di solito sufficienti per porre la diagnosi descrittiva di Disturbo da Tic.

Disturbo transitorio da tic

Questo disturbo include tic motori o vocali che perdurano da almeno 4 settimane ma da non più di 12 mesi consecutivi. L’insorgenza tipica è tra i 3 e i 10 anni.

Generalmente è caratterizzato dalla presenza di uno o più tic motori o vocali, la cui gravità varia per periodi che vanno da settimane a mesi, con notevole compromissione dell’area sociale di inserimento. È più colpito il sesso maschile. La distribuzione anatomica di questi tic è limitata alla testa, al collo e agli arti superiori. La presentazione iniziale del sintomo può essere inosservata. La diagnosi rimane sostanzialmente retrospettiva.

Disturbo cronico da tic motori o vocali

Esordisce prima dei 18 anni ed è caratterizzato da un decorso variabile per gravità e presentazione di sintomi. La caratteristica principale è la presenza di tic motori o vocali, ma non di entrambi. I tic sono presenti spesso durante la giornata per una durata superiore ad un anno, senza un periodo di 3 mesi consecutivi liberi dal sintomo. I soggetti presentano notevole disagio nell’area sociale. I tic sono associati a difficoltà nell’area scolastica e familiare: alcuni pazienti arrivano al ritiro sociale. In casi gravi si possono verificare auto-mutilazioni, soprattutto ortopediche, graffi, cecità. I tic autolesivi sono deliberati e motivati da ansietà, delusione o dolore che il paziente può verbalizzare o che è ovvio in base ad una analisi del contesto.

Qualunque sia la presentazione iniziale del sintomo i tic possono trasformarsi nel tempo sia per quel che riguarda la sede che il tipo di frequenza e l’intensità.

La frequenza è del 1-13% e l’incidenza tende ad essere maggiore nei bambini che risiedono nelle zone urbane.

In base alla gravità della manifestazione clinica può essere preso in considerazione il trattamento farmacologico, che può rappresentare una fonte di sollievo, poiché attenua i sintomi più invalidanti. Tuttavia, il suo impiego deve essere attentamente soppesato non solo in funzione del rapporto costi-benefici, ma, soprattutto, in relazione ad una sua possibile efficacia ed accettazione da parte del bambino e dei suoi familiari, nell’ambito della presa in carico globale del piccolo paziente e della sua famiglia che tenga conto delle problematiche inerenti al sintomo ticcoso e delle inevitabili difficoltà ad accettare e a convivere col disturbo.

È opportuno valutare la possibilità che il sintomo rappresenti una reazione transitoria a situazioni esterne o a conflitti di sviluppi vissuti come stressanti. Pertanto, il primo approccio deve essere sempre quello di esaminare il sintomo all’interno del contesto di vita del bambino, rassicurando lui e la sua famiglia ed osservandone l’evoluzione.

Se la situazione clinica appare complessa e il sintomo non recede può essere necessario un intervento psicologico di sostegno. Quando esso interferisce con la vita scolastica e familiare deve essere preso in considerazione l’associazione con un intervento farmacologico ben ponderato.

Gli interventi educativi e di supporto possono modificare profondamente le eventuali aspettative negative: nelle classi si possono creare ambienti di supporto e positivi per il bambino.

La terapia comportamentale è di grande aiuto in tutte le forme dalle più lievi a quelle molto gravi, dove il tic diventa invalidante. Infatti, attraverso le adeguate tecniche comportamentali riescono ad eliminare le gravi manifestazioni canalizzando il sintomo e riuscendo ad effettuare una sostituzione di quel disagio con tic meno invalidanti.

                                                         Giacoma Cultrera

 L’immagine di copertina è stata tratta da unsplash.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *