L’intelligenza

Come affermava Jaspers “L’intelligenza è estremamente difficile da precisare”.

Secondo la teoria pluralistica l’intelligenza è la capacità di risolvere problemi e acquisire nuove conoscenze. Essa sarebbe un potenziale che un soggetto possiede, costituito da fattori linguistici, musicali, logico-matematici, spaziali, cinestetici, e che mette in atto nelle diverse circostanze della vita.

Cominciamo a comprendere come una definizione univoca non sia possibile, poiché sfuggirebbe ad una descrizione sufficientemente esplicativa. L’intelligenza è la risultante di funzioni mentali superiori, che implicano il possesso di un insieme di capacità, abilità e comportamenti, come la capacità di apprendere, la capacità di problem solving, la flessibilità e l’adattamento alle situazioni più svariate et altro.

Ogni elemento costitutivo dell’intelligenza può essere indice di un suo buon sviluppo ma non si identifica con essa.

In psicologia il termine è spesso riferito alla capacità di acquisire conoscenze da utilizzare in situazioni nuove, adeguando le strategie individuali alle caratteristiche dei problemi, agli obiettivi perseguiti e ai risultati ottenuti.

L’intelligenza, quindi, non è una particolare abilità, ma una capacità di insieme dell’individuo.

Stern afferma che l’intelligenza è “la capacità generale di adattare il proprio pensiero e condotta di fronte a condizioni e situazioni nuove”.

Altri autori sottolineano che l’intelligenza è la capacità di riformulare in modo alternativo i dati di un problema, definendo il comportamento intelligente non solo quello di tipo analitico ma anche quello di tipo sintetico e creativo. L’intelligenza creativa si differenzia da quella logica di tipo astratto nella risoluzione di un problema, perché traendo origine dai meccanismi della percezione genera una soluzione di tipo sintetico. Al contrario la logica di tipo astratto procede in modo analitico scomponendo il problema e analizzando i singoli fattori che lo generano. Generalmente in un singolo individuo una delle due forme è nettamente più sviluppata a scapito dell’altra.

Un’altra teoria è quella introdotta da Stenberg, conosciuta come tripolare, e che si articola in tre subteorie:

  1. La subteoria contestuale, la quale afferma che “L’intelligenza è un’attività mentale diretta alla realizzazione di un adattamento, di una relazione o/e modellazione, dotati di scopo, nei confronti dell’ambiente esterno reale, che ha importanza per la vita del soggetto”. La relazione del soggetto con l’ambiente evolve in tre momenti: a) adattamento all’ambiente attuale; b) selezione di un ambiente migliore; c) modellazione dell’ambiente più consono.
  2. La subteoria esperienziale, sostiene che il grado di intelligenza del soggetto dipende dal punto del continuum esperienziale che è in grado di sviluppare là dove viene svolta la prova. L’intelligenza dipende, quindi, dalla capacità di affrontare compiti o situazioni sconosciuti e dalla capacità di rendere automatica l’elaborazione dell’informazione, cioè è possibile affrontare compiti molto complessi solo se le tante operazioni richieste per la loro esecuzione vengono in modo automatico.
  3. La subteoria componenziale, invece, specifica quali sono i meccanismi che sottendono il comportamento intelligente. Anche la ricchezza lessicale è il risultato dell’acquisizione di cognizioni, le quali, per operare in modo efficace, devono sottostare al controllo delle metacomponenti.

Oltre al tentativo di definire questo aspetto della mente umana, ci si è posti il problema di valutare e misurare, nel modo più oggettivo possibile, l’intelligenza. Ne è derivato il concetto di Q.I., che esprime il rapporto tra età mentale ed età cronologica.

La scala più diffusa nell’adulto è attualmente la WAIS, Wechsler Adult Intelligence Scale, somministrabile ai soggetti tra i 16 e i 74 anni e la WISC-R, Wechsler Intelligence Scale Children-Revised, impiegata per la valutazione dello sviluppo intellettivo dei bambini nella fascia di età compresa tra i 6 e i 16 anni.

Le prove verbali prevedono:

         1. Informazioni, espressione della cultura generale.

         2. Comprensione, espressione della capacità di giudizio.

         3. Ragionamento aritmetico.

         4. Analogie, espressione della capacità di concettualizzazione.

         5. Memoria di cifre, indice di attenzione e della memoria a breve termine.

         6. Definizione dei vocaboli, che rappresenta uno degli elementi più stabili 

              dell’intelligenza. 

Le prove di performance prevedono: 

  1. Associazione di simboli e numeri.
  2. Completamenti di figura.
  3. Disegni con cubi.
  4. Riordinamento di storie figurate.
  5. Ricostruzione di oggetti.

Gli items della scala verbale sono correlati al livello culturale; invece, quelli della scala di performance evidenziano le capacità di integrazione visuo-spaziali. La maggior parte della popolazione ha una differenza tra il punteggio al test verbale e quello di performance non superiore a 15 punti. Un punteggio verbale più basso può essere indicativo di una disfunzione dell’emisfero dominante del linguaggio, mentre un punteggio più basso nel test di performance può essere indicativo di una disfunzione dell’emisfero destro.

Un test che ci permete di esaminare le facoltà intellettive superiori è compreso nel Luria-Nebraska Neuropsychological Battery, che prevede scale per la valutazione del linguaggio percepito ed espresso, della scrittura, della lettura, dell’aritmetica, della memoria e del ragionamento.

                                  Giacoma Cultrera

L’immagine di copertina è stata tratta da unsplash.

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